Una brutta farsa che nasconde un brutale scippo di diritti

C’è voluto un referendum truffa per piegare la volontà dei lavoratori e consentire a Sacra Famiglia di inanellare la più importante delle vittorie di questi ultimi anni. Il passaggio all’UNEBA di tutti i lavoratori della Fondazione. Un risultato raggiunto grazie ad un sistema, collaudato negli anni, di azioni concertate con una pletora di organizzazioni sindacali che hanno lavorato per dividere i lavoratori, per mettere quelli dell’UNEBA contro quelli dell’ARIS, in maniera spudorata e cinica.

A febbraio hanno portato i lavoratori davanti alla Curia per gridare a gran voce che non venissero toccati i diritti acquisiti, raccontando loro che avrebbero difeso quel diritto anche col conflitto. Mentivano, visto che non hanno mai interrotto le trattative con l’Amministrazione anche quando i lavoratori lo avevano deciso nelle assemblee.

Avevano detto che il cambio del contratto non poteva essere lasciato al libero arbitrio del padrone, che il contratto non si poteva cambiare perché esisteva una clausola del CIA del 2010 che lo impediva. Ma alla fine, come sempre, si sono piegati al diktat di Sacra Famiglia e hanno firmato un accordo per un nuovo CIA, con l’intento di sanare l’abuso contrattuale fatto dalla Fondazione con il passaggio unilaterale all’UNEBA del 1 gennaio 2020.

Quell’accordo è stato ratificato da un referendum farsa che ha imposto il voto in condizioni proibitive, svolgendo assemblee fantasma, gestite non dalla RSU ma dai funzionari delle OO.SS. a senso unico. Assemblee che nella sede di Cesano hanno raggiunto neanche un centinaio di lavoratori.

Un referendum volutamente organizzato senza informazione e senza confronto, che ha imposto ai lavoratori di dare un giudizio diverso su un’unica preintesa a seconda dei contratti di provenienza, con due schede differenti, una truffa … in nome della democrazia.

Un referendum su cui ancora una volta la Fondazione ci ha messo del suo non rispettando le regole di votazione stabilite dalla RSU e consentendo a lavoratori che erano UNEBA, da diverso tempo, di votare con le procedure riservate ai lavoratori che al 31.12.2019 avevano il contratto ARIS. E quando l’operazione è stata scoperta la Fondazione si è rifiutata di dare l’elenco dei lavoratori passati all’UNEBA dopo il 31 marzo 2008, impedendo così alla Commissione elettorale di esercitare l’esercizio di controllo la regolarità del voto. Una beffa nella beffa.

Il voto ha evidenziato, e non poteva essere diversamente, un andamento molto differente tra i lavoratori della sede centrale e quelli delle filiali; i primi hanno bocciato la proposta truffaldina sugli ARIS, mentre il voto compatto delle filiali ha evidenziato che dove non arriva una informazione diversa da quella pro Fondazione si può votare anche contro i propri interessi.

Noi ci abbiamo provato a reggere lo scontro con la pletora non solo dei firmatari della preintesa, ma anche con l’articolato carrozzone che la sosteneva, comprendendo anche coloro che si dichiaravano incomprensibilmente neutrali anche mentre si spendevano per il si all’intesa.

Non abbiamo vinto, ma abbiamo fatto emergere la grande incazzatura che esiste fra i dipendenti, che difficilmente potrà essere seppellita da coloro che hanno sempre anteposto gli interessi della Fondazione a quelli dei lavoratori. Ci siamo sentiti un po’ Davide contro Golia, piccole organizzazioni sindacali che si sono battute con tutte le loro energie per tentare di impedire che i lavoratori della Sacra Famiglia prendessero un nuovo calcio nei denti e, beffa delle beffe, questo è accaduto proprio mentre veniva rinnovato il CCNL ARIS.

La fretta di chiudere col referendum stava tutta qui, nella paura che Sacra Famiglia dovesse accollarsi il costo degli aumenti contrattuali del rinnovo ARIS. Davvero non siamo riusciti a capire perché i firmatari non capissero lo sconcerto dei lavoratori incazzati: per loro il cambio del contratto e le penalizzazioni conseguenti era solo una responsabilità di Sacra Famiglia. Loro avevano la coscienza a posto perché “avevano fatto tutto il possibile”, cioè niente, visto che ancora volta avevano permesso senza colpo ferire che la Fondazione recuperasse profitto sulla pelle dei lavoratori, prendendo i soldi dalle loro tasche. Con uno stile arrogante, seminando terrore a partire dall’applicazione unilaterale dell’UNEBA.

Non ci basta sapere che abbiamo perso di poco, che dobbiamo accontentarci di un risultato importate come quello che abbiamo conseguito. Vogliano capire se su questa vicenda deve calare la parola fine o se abbiamo ancora spazio per continuare la battaglia contro questo referendum farsa e contro il nuovo CIA. Per ora un enorme grazie a chi si è riconosciuto e a chi ha sostenuto la nostra battaglia.

Milano 27.06.2020 COBAS Sanità Sacra Famiglia

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